CURIOSITA'

La loggia di Palazzo di Città: da essa si sono affacciati decine di sindaci torinesi neoeletti

Da quel balcone venivano comunicati al popolo i numeri estratti al Lotto. Dalla stessa loggia si sporse anche Carlo Emanuele II il giorno del suo matrimonio con la prima moglie, a salutare la folla festante raccolta in Piazza delle Erbe

Prospiciente la Piazza Palazzo di Città, sull’asse di Via Milano, si sviluppa l’elegante facciata del Palazzo che dal secolo XVI accoglie il Municipio di Torino e gli uffici degli organi preposti all’amministrazione della città. L’edificio si eleva su due piani (oltre a quello terreno), in un’armonica alternanza di finestre e lesene, interrotta − al piano nobile − da una loggia che sovrasta il portone d’accesso. In posizione centrale, all’altezza di un ideale terzo piano, è incastonato, in un manufatto in muratura sopraelevato, l’orologio civico, percepibile fin da Piazza Castello. 

L’edificio ha subito nel corso dei secoli modifiche notevoli. Il disegno originale venne firmato da Francesco Lanfranchi (1559), con lo scopo di costruire un nuovo Palazzo Comunale, in sostituzione di quello già preesistente, di età medievale, fronteggiante la Piazza detta “delle Erbe”. La piazza sarà poi ridisegnata un secolo dopo da Benedetto Alfieri nella forma attuale, assumendo il nome di Piazza Palazzo di Città.

Fu  l’allora arcivescovo di Torino, Giulio Cesare Bergera, a posare la prima pietra dell’edificio, alla presenza del duca Carlo Emanuele II e di sua madre, la Madama Reale Cristina di Francia. I lavori furono ultimati nel 1663.

Al piano nobile è posizionato il Salone Centrale o Salone dei Marmi, su cui si apre la balconata che si affaccia sulla piazza.

In questo Salone si tennero alcune feste di corte, come quella in onore del primo  matrimonio del duca Carlo Emanuele II con la principessa Francesca Maddalena d’Orléans. Gli sposi si affacciarono sulla loggia e furono acclamati dalla folla, convenuta in massa nella piazza sottostante: ai novelli coniugi fu dedicato un grande spettacolo pirotecnico. Rimasto quasi subito vedovo, Carlo Emanuele II convolò poi a nuove nozze con Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours. Da quella stessa loggia, ancora una volta, Carlo Emanuele si sporse, con la nuova consorte, a salutare la folla raccolta in Piazza delle Erbe.

La Loggia di Palazzo di Città, in una foto del 2020

Su quello stesso balcone si sono affacciati a salutare i cittadini torinesi tutti i sindaci neoeletti. Sul finire dell’Ottocento, su quel verone si affacciava pure settimanalmente un inserviente del Comune per comunicare ai cittadini i numeri del Lotto estratti sulla ruota di Torino. Nel capoluogo subalpino, il Lotto era già molto popolare fin dal Seicento; dopo l’unità d’Italia, la gestione del Lotto, sempre controllata dallo Stato, venne estesa a tutto il territorio nazionale, creando varie ruote di estrazione. Nel 1898, le ruote del Gioco del Lotto erano 8, con estrazioni settimanali. A Torino, le estrazioni venivano effettuate nelle sale oggi occupate dalla Segreteria del sindaco. Tanto era praticato questo gioco, che all’ora prevista della comunicazione dei numeri estratti, si accalcava sotto la loggia del Palazzo una folla massiccia, ansiosa di conoscere se qualche ambo o qualche terna era stata premiata dalla fortuna.

Un’altra spigolatura: fu proprio dalla loggia del Palazzo Civico che, nel 2005, Urbano Cairo − rilevato il Torino Calcio dopo le tristi vicende societarie che ne comportarono il fallimento – ne diede annuncio a migliaia di tifosi granata, che si accalcarono in Piazza Palazzo di Città, festanti per la rinascita del Club e per la fine di un capitolo nero della storia del Torino.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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