CURIOSITA'

La leggenda degli Egizi a Torino ha radici medievali: ecco com’è nata

La leggenda della fondazione di Torino ha radici nell’antico Egitto. Secondo una leggenda, la città fu fondata da un principe egizio di nome Eridano, che sarebbe stato anche il dio fluviale dell’antico Egitto. Eridano, ispirato dal dio egizio Apis (il dio toro), avrebbe dato alla città il nome di Taurina. Seconda un’altra leggenda si rifà, invece, a Fetonte, il figlio di Helios, dio Sole, che dopo aver intrapreso un lungo viaggio, colpito dalla nostalgia per il suo paese d’origine, decise di stabilirsi nella regione e fondare una città. Che si tratti di un principe o di un semidio, gli elementi per una storia leggendaria ci sono tutti.

Il primo a divulgare leggende sulle “radici” egizie di Torino fu il barone Filiberto Pingone  (Chambery 1525 – Torino 1582) che sollecitato dal principe Emanuele Filiberto nel 1569 scrisse un volume dedicato ad Augusta Taurinorum, pubblicate otto anni più tardi. Laureato in legge a Padova, Pingone era sempre stato al servizio dei duchi di Savoia compiendo una brillante carriera di funzionario statale che lo aveva portato ad ottenere nel 1563 il titolo di barone di Cusy e due anni dopo l’incarico di governatore di Ivrea, referendario, vice gran cancelliere e riformatore dell’Università, non lesinò l’incarico che lo portò agli annali storici con questo suo lavoro. Egli oggigiorno è ricordato ancora anche per la casa a lui attribuita di stile medievale, una delle poche rimaste che abbia conservato in originale la struttura e la torre di epoca medievale. Questa casa rinascimentale detta Cà d’Pingon,  si trova in via della Basilica angolo via Egidi, a pochi passi dalla Porta Palatina. Sempre nei dintorni, nella chiesa di San Domenico sita nell’attuale via Milano, si trova la sua pietra tombale sulla parete del chiostro.

Casa Pingone è a due passi dalle Porte Palatine

Il Pingone, con linguaggio elegante ed asciutto, non forzò più di tanto le vicende che doveva narrare  riportando leggende, favole e miti che circolavano negli ambienti dotti delle corti dell’epoca. Il Pingone, si fece promotore di una leggenda divulgata a stampa da un sedicente Annio da Viterbo,  Nella prima pagina del suo testo, il Pingone  racconta che nel 1529 a. C. Eridano, detto in altri casi Fetonte, proveniente dalla Grecia e secondo altri dall’Egitto, fondò delle colonie in Italia, all’inizio nel territorio costiero settentrionale dove era sbarcato,  lasciando il suo figlio Ligurio, e poi proseguendo verso nord ovest, giungendo nella pianura del fiume argenteo del mattino,che ebbe il suo nome, Eridano, passato poi in Bodinco dalla cultura Celto Ligure e poi in Padan e Padus, all’avvento della cultura romana.

Il mito classico narra che Fetonte rubò il carro solare al padre (Il Sole), ma perse il controllo  non essendo pratico nel guidare i cavalli di Febo, e finì nel fiume sottostante dove annegò. Le Monadi sue sorelle che lo piansero insieme al seguito che egli aveva, dal dolore furono trasformate dal padre suo in pioppi, ed in quel punto, sulle rive del fiume a lui dedicato, fu fondata la prima colonia di un villaggio denominato primariamente Eridania e poi molti secoli dopo, con l’amalgama dei popoli primitivi autoctoni e celti, il nome si trasmutò in Taurunum.

Secondo uno studio di Bongiovanni e Grazzi del 1994 su Torino l’Egitto e l’oriente, fra Storia e Leggenda, il racconto del Pingone si fonda sulla leggenda di Fetonte ripresa da varie fonti antiche ma mediata nelle sue parti più significative per l’interesse subalpino, dallo pesudo Beroso, ovvero Annio da Viterbo. Egli non ebbe che da calibrare i materiali, utilizzandoli per Torino. Nelle parole del Pingone confluiva però anche una tradizione erudita, che attraverso la Genealogia Deorum  gentilium del Boccaccio, era emersa già nello scrittore piemontese quattrocentesco Antonio Astesano, ed all’inizio del XVI secolo nell’opera del Maccaneo: Fetonte , Principe egizio, figlio del Sole e di Iside (nell’interpretazione di Eusebio di Cesarea), sarebbe venuto in Piemonte  a fondare Torino, dopo aver fatto altrettanto con Genova  insieme al figlio Genuino (detto anche Ligurio).

In pratica, il mito di Torino fondata dagli Egizi poteva comunque contare  su un substrato culturale  e simbolico più antico, non necessariamente originale della città subalpina, ma forgiato nel seno della tradizione rinascimentale.

Dopo il Pingone, la leggendaria origine di Torino conobbe una vivace fortuna letteraria. Nel secolo successivo Emanuele Thesauro, storico di corte durante la reggenza di Madama Cristina, pubblicò il libro Historia dell’augusta città di Torino, in cui ricordando i miti di Fetonte e del principe Egizio Eridano, (considerato un semidio fratello di Osiride), sostiene che questo principe dopo avere lasciato la terra di origine per motivi di intolleranza religiosa con la casta sacerdotale, avrebbe raggiunto la Grecia e poi l’Italia costeggiando il Tirreno, per sbarcare con i suoi seguaci in una zona costiera a nord, conquistandola e dandogli il nome di Liguria, dal nome del suo figlio Ligurio.  Proseguendo verso l’interno e valicati gli Appennini, trovò un’ampia pianura in fondo alla quale e presumibilmente su un insediamento autoctono esistente, in prossimità del fiume presente in quella piana, che presumibilmente gli ricordava il Nilo, fondò Torino. Thesauro ci dice che era: l’anno del mondo 2530 cioè 1523 anni quanti ai divini natali , 772 anni avanti  la fondazione di Roma.

Danilo Tacchino

Danilo Tacchino

Nato a Genova, da sempre vive a Torino dove si è laureato in Lettere. Sociologo e giornalista pubblicista , ha sviluppato ricerche storiche nell’ambito della musica, dell’ufologia e dell’industria locale. Sin dagli Anni Ottanta ha realizzato diversi volumi su tradizioni e misteri locali della Liguria e del Piemonte. Appassionato anche di letteratura, è direttore artistico di alcune associazioni culturali torinesi.

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