
Tancredi Pasero, il basso di via Barbaroux che trionfò nei teatri internazionali
Il basso Tancredi Pasero nacque a Torino l’11 gennaio 1883 e visse la propria giovinezza in via Barbaroux. «Quando ero bambino – mi raccontò Pasero in un’intervista del 1980 – ero soprano solista nella Chiesa di San Tommaso, in via Pietro Micca, e insegnavo agli altri bambini a cantare la Messa. Allora il parroco, visto che avevo una bella voce, ha mandato a chiamare mia madre e le ha detto: – Perché non fa studiare musica a questo ragazzo? Mia madre mi ha affittato un pianoforte e così ho studiato due anni col maestro Crespi.» Studiò in seguito canto per sei mesi con il baritono Arturo Pessina, che gli impostò la voce in modo perfetto, basandosi sull’emissione morbida e omogenea in tutta la gamma. Il giovane cantante frequentava una tampa lirica torinese (ritrovo di melomani in cui si esibivano dilettanti) e qui fu contattato dall’impresario Vogliotti e da Chiarella che cercavano un sostituto per il ruolo del Re in Aida. Esordì dunque in questa parte al teatro Chiarella di Torino, ma fece il debutto ufficiale nel 1818 al teatro di Vicenza come Eretenio ne La sonnambula di Bellini.

Nel 1923 al teatro Costanzi di Roma cantò il Sommo sacerdote ne La vestale di Spontini accanto a Giannina Arangi Lombardi e Amedeo Bassi. Diede così inizio a una brillante carriera che lo vide protagonista di un ampio repertorio, spaziante da Verdi (Don Carlo, Aida, Rigoletto, Luisa Miller, Il trovatore, Simon Boccanegra, La forza del destino) a Puccini (La bohème, La fanciulla del west, Turandot), da Monteverdi (L’incoronazione di Poppea) a Rossini (Il barbiere di Siviglia, Semiramide, Mosè, Guglielmo Tell), da Wagner (Parsifal, L’oro del Reno, Il crepuscolo degli dei, I maestri cantori di Norimberga) a Musorgskij (Boris Godunov). Celebri le sue interpretazioni di Mefistofele nell’omonima opera di Boito (che Pasero però non amava) e nel Faust di Gounod.
Nel 1929 alla Scala fu il Mugnaio nella prima assoluta de Il re di Giordano diretto da Toscanini (con Toti Dal Monte), ripresa poi al Regio di Torino (con Carlo Tagliabue). Nello stesso anno debuttò al Metropolitan di New York come Alvise ne La Gioconda di Ponchielli, con Giacomo Lauri Volpi e Mario Basiola, direttore Tullio Serafin, seguita da La fanciulla del west, La bohème, Il trovatore, Aida e Luisa Miller). Sempre nel ’29 si presentò al Covent Garden di Londra, dove ritornerà fino al 1933.

Vale la pena di ricordare che Pasero fu protagonista della prima trasmissione lirica televisiva in Italia con Il barbiere di Siviglia registrato al teatro Alfieri di Torino. Chiuse la carriera nel 1952 al Palazzo Ducale di Venezia con il Mosè di Perosi accanto ad Adriana Guerrini e Carlo Tagliabue, con la direzione di Franco Capuana. La voce timbrata, profonda, morbida ed estesa) consentì a Pasero di passare da ruoli di basso profondo (Sarastro nel Flauto magico di Mozart) al ruolo baritonale di Escamillo nella Carmen di Bizet. Contribuì anche alla diffusione del repertorio operistico contemporaneo, tenendo a battesimo lavori di Mascagni (Nerone), Giordano (Il re), Pizzetti (Orseolo), Refice (Margherita da Cortona), Ghedini (Re Hassan). Primo basso alla Scala dal 1926 al 1952, trionfò nei principali teatri, tra cui il Metropolitan di New York e il Covent Garden di Londra.



Abbandonate le scene, nel 1957 aprì all’isola d’Elba l’hotel Desirée. Negli ultimi anni assistette la moglie inferma (l’ex soprano polacco Libuse Pavlicova) nella casa milanese di via Motta 9. Morì a Milano il 17 febbraio1983. Testimoniano la sua arte le incisioni di Norma, Aida, La forza del destino, La bohème e di vari recital di arie operistiche.
Bruno Baudissone