
Il castello di Airasca deve la sua notorietà alla battaglia della Marsaglia, combattuta nel 1693
Il castello di Airasca, noto come il “Castello della Marsaglia”, entrò nella storia il 4 ottobre 1693, quando in quest’area, a metà strada tra Torino e Pinerolo, fu combattuta la battaglia tra l’esercito piemontese al comando di Vittorio Amedeo II e quello francese comandato dal maresciallo Catinat.
Il castello, così come oggi si presenta, risulta caratterizzato da una pianta quadrilatera sui cui lati sorgevano delle torri, era anche presente un sistema difensivo con ponte levatoio. Nelle mura vi sono elementi di diversa origine, che fanno pensare ad una realizzazione portata a termine in tempi diversi e che in seguito ha subito tutta una serie di modifiche. L’adattamento ad edificio agricolo ha unificato la struttura, facendole perdere gran parte delle sue peculiarità primitive, difficilmente rinvenibili nell’attuale fabbricato.
Il castello è anche noto per la famosa battaglia della Marsaglia che fu sicuramente lo scontro più terribile dell’intera guerra della Lega d’Augusta (1690-1696), il devastante conflitto su scala europea che vide schierarsi in prima linea contro la Francia di Luigi XIV, a fianco della Spagna, dell’Impero e dell’Inghilterra, anche il giovane duca di Savoia Vittorio Amedeo II. La guerra, scoppiata tre anni prima, era costata carissima al Piemonte: dopo aver battuto gli alleati a Staffarda (18 agosto 1690), il generale Nicolas de Catinat, comandante in capo dell’armata francese, aveva messo a ferro e fuoco tutte le terre ad occidente di Torino, seminando ovunque distruzione e morte, nella speranza di piegare la resistenza dell’ostinato nemico. Catinat non aveva ottenuto nessuno degli obiettivi che si era prefissato all’inizio della guerra. L’esercito piemontese rappresentava ancora un temibile avversario e la città di Torino non era stata espugnata.
Nella prima fase della battaglia la sorte sembrava arridere ai soldati del Duca: i nemici furono respinti dalle cariche dei Dragoni Rossi e delle Guardie. Ma durò poco: la cavalleria francese all’ala destra avanzò nei pressi di Piossasco ed aggirò sul fianco l’esercito alleato, sfondando con vigore da questo lato. La cavalleria e le truppe spagnole cercarono di opporre resistenza, ma, alla fine, prive di un comando certo ed efficace, non ebbero la possibilità di reagire alla controffensiva francese e furono costrette a ripiegare dopo quattro ore di strenuo combattimento.

Per Vittorio Amedeo fu un’altra cocente sconfitta nella sua terra, con un bilancio elevatissimo di perdite umane, oltre cinquemila fra morti, feriti e prigionieri. Altrettante furono le perdite nemiche. Mentre il Duca si ritirò a Moncalieri e si fortificò preparandosi al peggio, il Catinat pose il campo all’antico cascinale della Marsaglia. Facendo riferimento a questa postazione, il Maresciallo diede il nome alla battaglia che si era appena conclusa, ponendo le premesse per creare una grande confusione negli storici che ne parleranno: infatti attorno alla Marsaglia, che si trova in territorio di Cumiana, sulla destra orografica del Chisola, non si è visto nessuno scontro; viene dunque da chiedersi, dove si è svolta la battaglia ?
Il problema venne risolto all’inizio del nostro secolo dalle accurate ricerche di Ludovico Laderchi e di Roberto Audisio: i due studiosi, esaminando con cura le relazioni dell’epoca, i documenti degli archivi comunali e parrocchiali e le segnalazioni dei ritrovamenti di armi e resti umani, accertarono che quasi tutti gli episodi si svolsero sulla sinistra del Chisola e che l’epicentro della lotta si ebbe nella regione “Gerbole o Bive de’ Rossi”, anticamente compresa nel territorio di Orbassano. La zona fa attualmente parte dei comuni di Volvera, Piossasco, Rivalta, Orbassano formando un grande quadrilatero nel quale si trovano, oltre alla frazione Gerbole, le borgate Tetti Scaglia, Tetti Favaro, Zucche e Cascine Canta.
Sarebbe più giusto dunque chiamarla, come fanno alcuni, battaglia di Orbassano.