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Le streghe tra storia, mito e persecuzione in un libro di Katia Bernacci edito da Diarkos

La storia della stregoneria è un intreccio di credenze, superstizioni e paure che ha attraversato secoli, plasmando l’immaginario collettivo e lasciando un segno indelebile nei documenti storici. Nel contesto europeo, l’unico dove la persecuzione è stata condotta con una sistemicità inquietante,  il periodo medievale e, soprattutto, – incredibilmente -, l’Età moderna, furono segnati da un crescendo di accuse di stregoneria, persecuzioni e processi che coinvolsero migliaia di individui, soprattutto donne.

Il libro “Stregoneria. Il fascino del male: le streghe tra storia, mito e persecuzione” di Katia Bernacci, pubblicato ai primi di aprile dalla casa editrice Diarkos, conduce un’analisi rigorosa e spietata sull’intera storia umana che ha portato, dalla magia e dai culti pagani, alla grande caccia alle streghe. Nel testo, piuttosto corposo, vengono affrontati i motivi, i personaggi coinvolti, i luoghi e in modo originale quella che è stata l’eredità della stregoneria nei movimenti esoterici e spirituali come la Wicca, ma anche nelle arti, nel cinema e in letteratura, senza tralasciare i manuali usati contro le streghe e le storie di donne dimenticate, che per sfortuna o legami con i culti del passato, o anche solo per motivi personali come invidia e vendetta, sono incorse nel Tribunale dell’Inquisizione, soffrendo, morendo e diventando vittime di una storia più grande di loro.

 Il Piemonte, con le sue tradizioni ricche di folklore, non fece eccezione e divenne teatro di eventi particolarmente emblematici, come quelli di Levone e Giaveno.

Le radici della stregoneria affondano nelle antiche pratiche pagane, in cui figure come guaritrici e sciamani erano rispettate per il loro sapere legato alla natura. Con l’avvento del Cristianesimo, molte di queste pratiche furono demonizzate e associate al culto del diavolo. Durante il tardo Medioevo, l’idea del “patto demoniaco” si consolidò, rafforzata da testi come il Malleus Maleficarum e da un clima sociale carico di tensioni religiose e politiche.

In Piemonte, una regione che da sempre è stata un po’ chiusa rispetto al resto d’Italia, la stregoneria venne spesso collegata alla vita rurale e alla credenza nei poteri soprannaturali. Il caso di Levone, nel Canavese, è emblematico. Questo piccolo borgo divenne famoso per un processo contro un gruppo di donne accusate di praticare stregoneria. Si narrava che esse partecipassero a sabba notturni nei boschi circostanti, evocando spiriti maligni e compiendo riti blasfemi. Gli atti del processo descrivono dettagli macabri e rituali inquietanti, come il sacrificio di bambini e i rapporti con il diavolo, sebbene oggi siano interpretati più come frutto di isteria collettiva che come prove concrete.

Anche Giaveno, situata nella Val Sangone, è legata a storie di stregoneria. Nel XVII secolo, diverse donne furono accusate di praticare arti magiche e di causare calamità come carestie e malattie. Le testimonianze, spesso estorte sotto tortura, portarono a condanne esemplari, incluse esecuzioni pubbliche. Spesso si dà tutta la colpa alle istituzioni civili e religiose, senza considerare che la profonda ignoranza della popolazione aveva avuto una certa importanza nel processo che aveva condotto a un terrore ingiustificato nei confronti delle streghe.

Tra leggenda e realtà a Giaveno emerge la storia di Giovanna, chiamata la “Clerionessa”, i cui elementi si confondono con le storie di centinaia di altre donne-streghe: Giovanna lavorava come domestica presso Martino Borello, un ricco possidente locale. Tuttavia, la sua fama andava ben oltre il ruolo di serva: era conosciuta per le sue abilità nell’uso delle erbe e nella preparazione di filtri magici, inclusi quelli d’amore. I suoi concittadini pensavano che fosse in grado di guarire le malattie e da lei pretendevano pozioni che potevano restituire la giovinezza, ma quando un anziano morì dopo aver assunto uno dei suoi preparati, tutti si accanirono contro di lei, indicandola come strega. Incarcerata e sottoposta a un processo, durante il quale venne accusata di praticare arti magiche e di aver stretto un patto con il diavolo, la sua vicenda è rimasta nella storia della città, perché ancora oggi si ritiene che il luogo dove forse è stata uccisa, risuoni delle sue urla durante specifiche notti dell’anno.

La caccia alle streghe in Piemonte, come altrove, si affievolì con il tempo, quando la ragione iniziò a prevalere sulle superstizioni ed è interessante che molte associazioni stiano lavorando alla riscoperta delle storie dimenticate, come nel caso della città di Levone.

Il libro di Katia Bernacci “Stregoneria”, coadiuvato dalla prefazione dell’antropologo Massimo Centini, tratta queste vicende con un registro accattivante ma storicamente ineccepibile, ed è indispensabile nel bagaglio di coloro che vogliono approfondire la storia della stregoneria e di tutte le emanazioni che hanno accompagnato il lungo periodo storico delle persecuzioni.

Katia Bernacci, Stregoneria. Il fascino del male: le streghe tra storia, mito e persecuzione, Diarkos Edizioni, 336 pagine, 19 euro

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