
Nati il 22 marzo: lo scrittore, giornalista e autore teatrale Vittorio Bersezio
Vittorio Bersezio nasce a Peveragno (Cn) il 22 marzo 1828. Viene avviato agli studi di giurisprudenza dal padre Carlo, un giudice esonerato dalla carica durante la reazione di Carlo Felice per i suoi trascorsi liberali e riammesso alla giudicatura di Borgo Po in Torino all’avvento di Carlo Alberto. Vittorio frequenta fin da adolescente i circoli letterari della capitale subalpina. Esordisce quattordicenne con un primo lavoro teatrale, Le male lingue, che conoscerà successivamente una discreta fortuna sotto il nuovo titolo Una bolla di sapone (Milano, 1876). Il suo vero esordio teatrale avviene al Carignano di Torino nella stagione 1852/1853 con i drammi Pietro Micca e Romolo in cui gli ideali patriottici venivano adattati ai canoni classici dell’arte drammatica.
Quasi come una sorta di basso continuo la sua opera (per il resto fortemente debitrice a influenze d’oltralpe, da Dumas a Hugo, Balzac, Sue) è percorsa da una vena umoristica e satirica. Assumendo nel 1854 la direzione del Fischietto, il primo giornale umoristico illustrato italiano, riscuote un’ampia notorietà.
Dal 1861, spinto da Giovanni Toselli, fondatore del teatro nazionale piemontese, inizia a scrivere opere teatrali in lingua piemontese. Dopo La Beneficenssa (rappresentata a Torino il 24 genn. 1862), La Sedussion (20 febbr. 1862), ‘L Sangh bleu (24 maggio 1862), Ambissiôn (12 dic. 1862), La cassa a la dote (6 marzo 1863), dà il meglio di sé in Le miserie d’Mônssu Travet (rappresentata a Torino al Teatro Alfieri il 4 aprile 1863 dalla compagnia Toselli) che viene riproposta a Milano nel 1871 e nel 1876 in riduzione italiana con il titolo di Le Miserie del signor Travetti. La commedia ottiene gli elogi di Alessandro Manzoni, mentre il nome del suo protagonista viene accolto nel Dizionario di Petrocchi come sinonimo di «piccolo burocrate», impiegatuccio, ed è ancora ampiamente usato fino agli anni settanta del XX secolo.

Notevole è anche l’attività giornalistica di Bersezio, fondatore e primo direttore nel 1867 della Gazzetta Piemontese, cui aggiunse il settimanale la Gazzetta letteraria. Portavoce della piccola e media borghesia piemontese, irritata tra l’altro dal trasferimento della capitale da Torino a Firenze, Bersezio partecipa attivamente alla campagna condotta dal suo quotidiano contro la Destra e viene eletto deputato di Cuneo per la Sinistra costituzionale nella IX e X legislatura (1865-1870). Favorevole al governo di Agostino Depretis nel marzo del 1876, se ne allontana due anni più tardi, in quanto contrario ai trasformismi adottati dalla prassi politica del suo tempo.
Dopo il 1878, insieme con il maturare dell’interesse letterario per gli ambienti delle classi più povere, ambienti che gli forniscono lo spunto per romanzi sociali ispirati al naturalismo di Émile Zola, cresce la sua sensibilità per i problemi sociali e i contrasti di classe causati dal processo di industrializzazione che va consolidandosi a Torino.
Bersezio muore a Torino il 30 gennaio 1900 nella sua casa di via Belfiore. È sepolto in una tomba di famiglia nel cimitero di Moncalieri. Una grande commemorazione si tiene al Teatro Alfieri la sera del 23 marzo 1900 cui prende parte un nucleo di artisti eccezionali come Claudio Leigheb, Gemma Cuniberti, Alfonso Ferrero, Enrico Gemelli, Francesco Ferrero, Lina Castadoni e Giuseppina Gemelli. Il Comune di Torino gli ha intitolato una via nel quartiere Barriera di Milano.
(fonte: Wikipedia)