
Un museo dove ripassare la storia della radio (che ha compiuto100 anni) e della tv (70 anni)
TORINO. I 100 anni della radio e i 70 della televisione italiana raccontati in un museo. Concepito durante il lockdown e re-inaugurato nel settembre 2020, il Museo della radio e della Tv di Torino è diventato uno dei più visitati a Torino e in Italia: oltre 160 mila nell’anno appena trascorso, ed è stato progettato per avere almeno una cosa che incuriosisce tutte le fasce d’età culturali di intelligenze e di sensibilità.
Un patrimonio che si intuisce scendendo nei magazzini di via Verdi.

Lo scorso 6 ottobre la Radio ha compiuto cento anni. Un secolo di parole e note iniziato con un annuncio storico di Ines Viviani Donarelli. In questi anni la Radio ha accompagnato gli italiani diventando un asse portante della cultura del Paese, ne ha raccontato la storia stimolando nei suoi ascoltatori la curiosità e la conoscenza.
In via Verdi un’enorme sala ospita il Museo: si trova inserita all’interno del contesto produttivo del Centro di Produzione Televisivo e Radiofonico della RAI ed è dedicata alla memoria del torinese Enrico Marchesi, un ingegnere pioniere della radiofonia italiana e primo presidente dell’EIAR. L’unicità della collezione risiede nel suo essere collezione RAI, strettamente collegata al patrimonio degli archivi e della storia aziendale, e come tale collegata alla storia sociale e all’evoluzione tecnologica del Paese.

Il percorso museale si sviluppa in tre sezioni principali, tutte fruibili anche attraverso il racconto video dell’Avatar Raimondo. La prima sezione riguarda le prime forme di comunicazione a distanza: telegrafo, telefono, Araldo telefonico, onde hertziane, detector Marconi; la seconda è dedicata alla nascita e all’evoluzione della radio: dall’uccellino della radio, attraverso gli eleganti apparati anni Trenta fino alle simpatiche radio pubblicitarie di fine secolo. La terza sezione ci parla della storia della televisione: dalla tv meccanica di Baird (1928) allo sviluppo della tv elettronica, prima in bianco e nero, poi a colori, fino alla transizione al digitale.

Gli apparati utilizzati da Marconi per l’esperimento della “telegrafia senza fili”, il trasmettitore ad arco Poulsen con il microfono ad acqua, le radio a galena, gli antichi apparati a tubi elettronici, altoparlanti a collo di cigno, registratori audio a filo e nastro d’acciaio, il primo microfono della radiofonia italiana, televisori meccanici a disco, l‘incisore di dischi fonografici possono essere ammirati prenotando telefonicamente.

Il primo progetto per la creazione di un Museo della Radio risale al 1939: sede del museo doveva essere Torino per l’impulso dato dall’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), società che proprio in Torino aveva la Direzione Generale e il Laboratorio Ricerche. Il progetto, non realizzato a causa degli eventi bellici, fu ripreso solo negli anni tra il 1965 e il 1968, quando una commissione di esperti, tra i quali l’ingegner Banfi, già direttore tecnico dell’EIAR, raccolse oggetti e documenti pensando di collocarli nello storico palazzo aziendale di via Arsenale 21.

Tuttavia, nemmeno questa volta il progetto si realizzò e il materiale trovò una sistemazione provvisoria presso il Centro di Produzione della Rai di via Verdi 16; nel 1980, poi, una parte dei cimeli conservati venne collocata in alcune vetrine dell’atrio d’ingresso. Solo nel 1984, grazie all’opera di un funzionario della Rai, Romeo Scribani, primo curatore del Museo, in occasione della mostra La Radio, storia di sessant’anni: 1924-1984, la collezione venne finalmente esposta al pubblico. La raccolta, ordinata, restaurata e ampliata trovò una sede espositiva permanente nella sala “Enrico Marchesi” del Centro di Produzione Rai di Torino: l’apertura periodica al pubblico ebbe inizio nel 1993.

